Camp Estivo "Renato Buso", Firenze. Anche d'estate la voglia di calcio di calcio dei bambini è tanta. La Scuola Calcio non finisce mai.

la scuola calcio: nascita, evoluzione e importanza al giorno d'oggi.

La preparazione sportiva per il gioco del calcio dagli anni ‘70 ad oggi ha subito molte modifiche e trasformazioni. Il Settore Giovanile Scolastico della Federcalcio è la struttura che “promuove, sviluppa, regolamenta e monitora le attività giovanili di carattere sportivo e formativo di ogni provincia del Paese”, ed è un organo che, istituito nel primo dopoguerra, ha cambiato nome e organizzazione durante il corso degli anni (Lega Giovanile, Settore Giovanile, Centro Calcio Federale), ma si è sempre sviluppato adeguandosi agli obiettivi e alla crescita esponenziale che il calcio ha avuto. È grazie a questa Istituzione che l’organizzazione e la divulgazione del calcio a livello Nazionale ha avuto uno sviluppo importante e sempre conforme alle esigenze delle scuole calcio, che sono nate in quel periodo per soddisfare le richieste sempre più numerose dei ragazzini che avevano voglia di giocare a calcio e vedevano ridursi costantemente gli spazi liberi per giocare. Con il passare degli anni tutta l’attività giovanile, dalla didattica all’organizzazione, è migliorata grazie al confronto ed agli studi di molti addetti ai lavori e grazie alla Federazione che ha impiegato molti mezzi e risorse per lo sviluppo di tutto il movimento calcistico giovanile, specialmente per la maggiore preparazione e cultura sportiva dei nostri tecnici. Un tempo i ragazzi venivano allenati quasi come le prime squadre, riducendo un poco i carichi di lavoro ma senza una preparazione e organizzazione didattica specifica e con una metodologia generica.
Riorganizzando tutto il movimento e cominciando a suddividere le varie categorie, il Settore Tecnico ha dato un indirizzo di lavoro molto preciso e specifico. Prima di tutto facendo distinzione tra società Professionistiche, Semi-Professionistiche e Dilettanti. Poi ha diviso l’attività giovanile in quattro grandi categorie di base, Pulcini (8-10 anni), Esordienti (11-12 anni), Giovanissimi (13-14 anni) e Allievi (15-16 anni). In questo modo si è potuto differenziare il lavoro da svolgere con i ragazzi e l’attività pian piano si è evoluta, sia per la nascita di nuove tecniche e metodologie, sia perché le scuole calcio si sono sempre più specializzate e adeguate alle nuove abitudini e di conseguenza ai nuovi bisogni dei bambini. Successivamente, infatti, visto che i nuovi stili di vita delle famiglie e dei ragazzi li hanno portati ad avere veramente poche occasioni per stare all’aria aperta e quindi acquisire naturalmente le principali abilità motorie fondamentali, sono state aggiunte alcune categorie minori (Primi Calci e Piccoli Amici) consentendo l’inizio dell’attività calcistica anche a 5 anni con allenamenti prevalentemente ludici e motorio coordinativi. Certo, i miglioramenti hanno portato tante cose positive, nell’organizzazione, nella didattica e nella metodologia, ma è pur vero che negli ultimi anni un eccesso di cultura metodologica e l’inquadramento dei ragazzini in allenamenti standardizzati volti più a valorizzare il gioco di squadra e la “vittoria”, che la crescita e la preparazione tecnica individuale del bambino, ha portato alla perdita di quella spontaneità, fantasia e valorizzazione del talento che il cosiddetto gioco di strada sfornava di continuo. Questo è un aspetto che non è passato inosservato, infatti l’obiettivo è quello di invertire la rotta riportando il bambino al centro di tutta l’attività della scuola calcio, come attore principale, creando un ambiente positivo e proponendo quella dimensione ludica che è alla base del gioco del calcio e che stimola il divertimento e la fantasia del giovane calciatore.
Quest’ultimo concetto mi porta a sottolineare quanto è importante parlare anche di un altro aspetto che l’evoluzione dei tempi e le nuove problematiche sorte nella vita odierna hanno messo in evidenza, facendo comprendere l’importanza tra le scuole calcio di una caratteristica che ha poco a che fare con
la tecnica e la tattica, ma è ugualmente molto importante: il Valore Sociale e la riscoperta degli spazi liberi da condividere con altri bambini.
Viviamo in un’epoca dove i ragazzi hanno effettivamente pochi posti dove poter giocare: strade, prati, piazze ormai sono addirittura vietati per i nostri bambini, costretti quindi a stare a casa davanti a Tv, Play Station e Personal Computer o, peggio, con il telefonino in mano per parecchie ore con tutti i problemi che ne conseguono: Difficoltà motorie, Disturbi della personalità, Problemi alimentari. Se poi consideriamo pure che passano la maggior parte della giornata seduti a scuola, dove l’istituzione scolastica ha dato un ruolo marginale all’attività motoria dei bambini nel loro percorso formativo, ci rendiamo conto del perché incontrano enormi difficoltà non solo ad approcciarsi con lo sport, ma spesso anche nelle attività comuni come camminare, correre, saltare, etc.
La scuola dell’obbligo in questo poteva dare un grande contributo, visto che nell’età evolutiva i bambini passano la maggior parte del loro tempo in classe. Ma facendo una breve ricerca sulle differenze della quantità di ore di attività motoria nelle scuole di tutta Europa, quella italiana è risultata essere agli ultimi posti per ore settimanali e mensili dedicate al movimento, e tra le pochissime Nazioni a non avere nella scuola primaria la presenza di un insegnante di educazione fisica. Quindi, abbinando le varie cose (mancanza di tempo, spazi e attività motoria a scuola), ci viene facile capire quante difficoltà hanno i bambini di oggi a crescere nella maniera adeguata.
Nell’antichità i Greci ritenevano fondamentale l’Educazione Fisica per una crescita sana, sia fisica che mentale, dei bambini. Oggi evidentemente non è così!
Per le già menzionate ragioni, risulta quindi determinante che le scuole calcio attuali non siano solo indirizzate all’attività calcistica vera e propria, ma anche in grado di ottimizzare la crescita sportiva, sociale e fisico-motoria dei nostri ragazzi. Anzi, possono diventare uno strumento molto importante e utilissimo a livello sociale per aiutare tanti ragazzi a sopperire o a reagire a tanti problemi che la vita moderna oggi ci mette di fronte. Per capire quanto sia importante questo aspetto, basti pensare che il calcio è uno sport completo, praticato in ogni angolo della terra, e fa migliorare il bambino in maniera naturale sia sotto l’aspetto motorio-coordinativo che nella conoscenza del proprio corpo e nello sviluppo degli schemi motori di base. Esso accresce la loro capacità cognitiva grazie ad una notevole quantità di stimoli che fanno elaborare e analizzare al bambino stesso i comportamenti da tenere nelle varie situazioni di gioco. Personalmente posso testimoniare che nei miei 25 anni di campo ho avuto nei miei gruppi ragazzini con una serie di problemi diversi. Dal disturbo della personalità alla difficoltà motoria coordinativa, dalla paura di stare in mezzo agli altri, a ragazzi con problemi molto rilevanti in famiglia, che si rispecchiavano nei comportamenti e nelle reazioni verso i compagni.
In ogni caso che mi si è presentato i ragazzi hanno avuto un miglioramento netto, incredibile, e in alcuni casi anche i medici che li seguivano erano increduli davanti ai progressi ottenuti con l’attività calcistica, a conferma della bontà dell’impatto che ha l’attività sportiva con i ragazzi. Certo, questo sport è specialmente competizione, agonismo, si lavora per preparare i futuri calciatori, ma è prima di tutto uno SPORT, e nulla gli vieta di apportare i suoi benefici a tutti i ragazzi che ne hanno bisogno!
Io credo che oggi la scuola calcio non possa essere considerata solo come un centro di preparazione all’attività calcistica, dove naturalmente chi ha Talento e maggiori abilità avrà maggiori benefici dall’attività didattica, ma è, soprattutto, il luogo in cui tutti i bambini hanno il diritto di giocare, di sentirsi accolti, di essere i protagonisti, di scoprire cose nuove esprimendosi senza riserve, con fantasia
e personalità. Hanno la possibilità di fare nuove conoscenze, di stare insieme e di rapportarsi con altre persone, sia coetanei che no, di sbagliare e di capire, imparando a trovare autonomamente la soluzione ai problemi. Gli addetti ai lavori (Dal presidente al magazziniere di una Scuola Calcio, passando per i dirigenti e gli istruttori) devono saper guidare i giovani ragazzi su una strada di crescita formativa appropriata, che permetta loro di poter affrontare una vita sportiva fatta di divertimento, di vittorie ma anche di sconfitte, in cui si può cadere ma dalle quali bisogna sapersi rialzare, accompagnandoli in maniera completa in questo splendido percorso. Per questo la preparazione e le competenze di chi gestisce questi Centri di Avviamento allo sport deve essere adeguata e consona al lavoro di preparazione che serve ai bambini per crescere bene sportivamente e socialmente non solo come scuola di calcio per futuri calciatori, ma sicuramente anche come Scuola di Vita per gli Uomini di domani.